Interventi e Contributi

Babel Film Festival – VIII edizione, Cagliari, 2-7 ottobre

Siamo arrivati alla 8ª edizione del Babel Film Festival in una congiuntura non proprio favorevole. Il cinema è in grande sofferenza e la promozione della cultura – in una dimensione nazionale come regionale – soffre di una indifferenza (quando non si tratta di evidente intenzione demolitoria) della classe politica che non può non destare preoccupazione. Il Babel Film Festival, che nasce in una regione fortemente condizionata da una sua oggettività geografica, pur comunicando e sviluppando una dinamica centripeta di lavoro, è un festival invece fortemente caratterizzato dalla necessità di darsi un orizzonte che abbatte i confini. Il Babel, a tutt’oggi, è l’unico festival cinematografico internazionale dedicato alle produzioni audiovisive parlate nelle lingue minoritarie di tutto il mondo. E il tema delle lingue minoritarie tende a sconfinare dai limiti della minorità, perché è un problema che hanno tutte le comunità linguistiche del mondo che combattono, quotidianamente, per mantenere in vita una logoteca di parole e forme parlate che costituiscono, ognuna di loro, una diversa quanto unica visione del mondo. La diversità linguistica implica un lavoro di relazione e di comunicazione che non è semplice, ma proprio questa difficoltà costituisce il nodo della complessità umana.

Fin dal suo esordio nel 2010, il festival ha proposto programmi ricchissimi di proiezioni, attività collaterali ed ospiti nazionali ed internazionali. Il Festival, con sede a Cagliari, vive di forti collaborazioni istituzionali, in una progettualità sinergica che si è andata rafforzando nel tempo e che ha visto, negli anni, il patrocinio di prestigiose istituzioni quali la Presidenza dell’Unione Europea, la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Consiglio d’Europa, la Presidenza della Repubblica, Camera dei Deputati, Senato, la Regione Autonoma della Sardegna e il Comune di Cagliari. L’obiettivo principale della manifestazione è quello di lavorare alla promozione dei film che siano espressione di minoranze linguistiche, dell’unicità delle loro storie e della loro cultura. Di conseguenza si lavora molto a partire dal territorio di elaborazione (la nostra isola), con piccole produzioni, spesso locali, e con case di distribuzione che faticano a trovare spazi nel circuito tradizionale dei cinema, che trovano nei Festival un naturale spazio promozionale e un trampolino di lancio, una vetrina internazionale, un luogo di scambio e dibattito. Così il Babel Fim Festival ha contribuito a tenere ferma e viva l’attenzione sui problemi di sopravvivenza delle lingue minoritarie, compresa quella dei segni. Nel tempo, dalla prima edizione del 2010 alla 8ª del 2023, il festival ha costruito un archivio di oltre 1000 film che conserva e rilancia.

Un passo molto importante per il Festival è stata l’adesione alla rete di ELEN (European Language Equality Network), un’organizzazione non governativa nata nel 2011, che si occupa a livello internazionale di diritti linguistici e ha come obiettivo la valorizzazione e la tutela delle lingue europee meno diffuse, al fine di garantire l’uguaglianza linguistica e il multilinguismo nel quadro più ampio dei diritti umani. ELEN comprende 174 organizzazioni associate che rappresentano 50 lingue in 25 Stati europei. Ogni anno organizza la sua Assemblea generale a cui partecipano le delegazioni di tutti gli stati membri: dopo Rennes (in Bretagna), Santiago di Compostela (Galizia) e Cardiff (Galles), quest’anno essa si svolgerà a Cagliari all’interno delle giornate del Babel Film Festival.

Ma sono i film i veri protagonisti del festival, perché il cinema è un veicolo di tutela delle lingue minoritarie che ha un alto valore strategico. Lo riconosce ELEN pensando al Babel FF come uno strumento fondamentale, da promuovere a livello internazionale, per consolidare le politiche di tutela e di rivitalizzazione resistenziale delle lingue minoritarie in un contesto che le riconosce costitutive dei diritti dell’uomo. Lo riconoscono gli autori che partecipano. Tra le oltre duemila richieste di partecipazione sono stati selezionati in una prima fase oltre 250 lavori da valutare attentamente e nella distillazione finale sono 82 i film scelti e assegnati alle 11 giurie che assegneranno 13 premi. La giuria principale è di alto profilo ed è costituita dal regista Paolo Benvenuti (presidente); Serena Schiffini, giornalista e regista RAI Regione Sardegna; Marina Marzotto, produttrice cinematografica; Emanuele Galloni, produttore e distributore cinematografico e televisivo; Paulo Filgueiras Fachal, membro dell’associazione galiziana “A Mesa” pola Normalización Lingüística. La giuria assegnerà tre premi “Maestrale” ai migliori lungometraggio, documentario e cortometraggio di finzione. Le altre 10 giurie rispondono invece all’obiettivo del festival di portare il cinema all’attenzione critica del pubblico, riconoscendo a questo – un pubblico articolato secondo diversi criteri di omogeneità – il diritto e il dovere di promuovere i film a cui riconosce un valore cinematografico forte. Gli altri premi sono in un certo senso tutti premi del pubblico: il premio “Unica” e assegnato da una giuria di studenti universitari, il premio “Diritto di parola” è assegnato dagli studenti medi delle scuole di Cagliari e dintorni. il premio “Italymbas” è assegnato dalle minoranze linguistiche riconosciute dalla legge 482 e che si trovano in 5 località italiane (Ostana, Martignano, Catania, Udine e Dolianova). Particolarmente significativo è il premio “One Wor(l)d”, assegnato da una giuria composta da immigrati provenienti da tutto il mondo e che in questo momento incrociano la nostra isola. Anche questo un premio del pubblico, che chiama “pubblico” (concetto fondato sul diritto ad essere cittadini ovunque ci si trovi) un gruppo di persone che fugge dal proprio paese e che è alla ricerca di una nuova vita, di una nuova forma di affermazione del diritto, appunto, di essere pubblico e cittadino. I premi della FICC, Fedic, Diari di Cineclub e AAMOD (Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico di Roma) sono da considerare per “statuto” dei “premi del pubblico”, perché sono assegnati da organizzazioni che lavorano quotidianamente nell’ambito della organizzazione del pubblico cinematografico attraverso l’attività dei cineclub, dei circoli del cinema e degli archivi.

In un contesto legato alle politiche culturali elaborate dalle diverse regioni, assumono un particolare rilievo, dentro il programma di quest’anno, due conferenze organizzate dall’assessorato ai beni culturali della Regione Sardegna e dalla sede regionale sarda della RAI, che cercano di fare il punto sui risultati conseguiti e sulle strategie future più adeguate per la valorizzazione delle lingue nel servizio pubblico e nei media televisivi.È difficile sintetizzare in poche righe la grande varietà e ricchezza, estetica e linguistica, degli 81 film in concorso. Tra i lungometraggi in concorso dobbiamo sottolineare alcune prime nazionali. Y Sŵn, di Lee Haven Jones (Galles, 2023), ci porta indietro al periodo della Thatcher, che salì al potere nel 1979 con la promessa poi rinnegata di creare un canale televisivo in lingua gallese, innescando le proteste e le battaglie guidate, in un contesto di disobbedienza civile, dal politico Gwynfor Evans. Il documentario spagnolo Catalunya Nord, la lengua enyorada di Eugeni Casanova e David Valls porta l’attenzione sugli esiti positivi delle battaglie di tutela del catalano, analizzando l’evoluzione linguistica del catalano nella Catalogna del Nord. Se Siete filos – Xiica cmotomanoj dell’antropologo e regista messicano Antonio Coello racconta di un’antica cultura indigena che resiste alla modernità vorace, il siriano Neighbours, di Mano Khalil, racconta la resistenza drammatica e dura della lingua curda attraverso la figura di un bambino che va a scuola in un piccolo villaggio al confine tra Siria e Turchia all’inizio degli anni ’80. Altra prima nazionale è l’ultimo film del regista sardo Enrico Pau, Maria di Isili, che con piglio sperimentale incrocia memoria, teatro e lingua sarda. Questo elemento della memoria, da intendere non solo come forma di conservazione della storia, ma come strumento di lotta politica e di resistenza postmoderna, è un fil rouge che lega trasversalmente i film di questa edizione. Questo aspetto testimonia una concezione del cinema come strumento interpretativo della crisi della modernità e dell’orizzonte progressivo della cultura occidentale. Una crisi che squaderna un pericoloso ritorno dei nazionalismi con i loro condensati crogiuoli di paura e di egoismi, che il film Neighbours sintetizza mirabilmente nella storia del bambino. Il fronte kurdo è quello che più di tutti mette all’attenzione del mondo il tema politico della resistenza. Le ingiustizie e la violazione costante dei diritti umani, vissute soprattutto da soggetti più fragili (come bambini, disabili, donne) nelle forme più diverse e mascherate, stanno dentro una cinematografica fortemente rappresentata in questa edizione del Babel da molti film di area kurda, splendidi quanto emotivamente disturbanti: Her Şey Yolunda di Muhammet Beyazdağ (Turchia, 2022), Agony di Borhan Ahmadi & Leila Baghpira (Iran, 2022) o il bellissimo For Justice di Elif Yiğit (Turchia, 2022), per citarne solo alcuni. Questo momento cruciale che sovrappone la crisi della modernità alla crisi dell’occidente, è testimoniato nel Festival anche da una maggiore presenza, rispetto alle precedenti edizioni, di film nei linguaggi dei segni di diverse nazionalità (portoghese, italiana, francese, messicana), tra i quali spicca il corto brasiliano Amei te Ver di Ricardo Garcia (Brasile, 2023) con la storia emblematica di un ragazzino sordo che si innamora di una ragazza cieca e che ha bisogno di comunicare con lei. Un altro elemento di rilievo è la presenza di film che raccontano storie di minoranze linguistiche molto marginali, quasi estinte. Delle 52 lingue minoritarie diverse rappresentate in questa edizione quelle forti come il catalano, il basco o il sardo certo non corrono rischi di imminente scomparsa. Ma l’aspetto singolare è che sta crescendo la produzione di film che raccontano lingue parlate da ristrettissime comunità. A titolo di esempio citiamo il lungometraggio messicano Siete filos – Xiica cmotomanoj di Antonio Coello, parlato in seri dalla comunità omonima, un piccolo popolo a forte rischio di estinzione (nel 2006 si contavano 900 persone parlanti). Questa 8ª edizione insomma è fortemente segnata da un crescente interesse del modo cinematografico per le lingue minoritarie, che rispecchia però una crescente discriminazione e indifferenza per le minoranze più fragili. Un brutto segno anche per quelle più forti.

Le lingue del Babel 2023

Sono complessivamente 52 le lingue parlate nell’8ª edizione del Babel Film Festival. 14 in area italiana (sardu, furlan, sicilianu, calabrese, dialetto campano, trevisan, romanesco,  napoletano, pashto calabrese, ciociaro, ladino, griko, tirolese) e 7 di area europea non italiana (welsh, català, galego, gaelic, brezhoneg / breton, asturianu, kalaallisut (greenlandic). Sono 4 le lingue del continente americano (quechua, seri messicana, navajo, nasa yuwe colombiana, 8 le lingue presenti in area africana (wolof, hassaniya, pulaar, ewe, setswana sudafricana, kusunda nepal, yoruba nigeriana, dialetto marocchino) e 15 nell’ampia area orientale (kurdí, rohingya iraniana, Hmong tailandese, khorasani iraniana, mari russa, khorezm uzbeka, ku’ahl, mixtec, gurbet romani, romani, malayalam indiana, dialetto dell’Iraq meridionale, dialetto armeno, dialetto dell’isola di Hormuz, dialetto di Adjara in Georgia). Da segnalare infine 4 lingue dei segni: la variante messicana, libras – lingua dei segni portoghese, la lingua dei segni italiana e quella francese.
Ecco delle sintetiche informazioni su alcune lingue particolari presenti in questa edizione:
Il mahafaly è parlato dal gruppo etnico omonimo del Madagascar e che abita le pianure della zona di Betioky-Ampanihy.
La lingua ku’ahl è una lingua yuman della famiglia linguistica Cochimí-Yumana parlata dal gruppo etnico Ku’ahl a Ensenada, Bassa California, Messico.
La lingua tswana (nome nativo setswana) è una lingua sotho-tswana parlata in Sudafrica, Botswana, Zimbabwe e Namibia.
Il kalaallisut è una lingua appartenente alla famiglia delle lingue eschimo-aleutine. Parlato in Groenlandia, è strettamente imparentata alle lingue canadesi come l’inuktitut.
Il mixtec fa parte di un gruppo di lingue indigene mixteche, è parlato in Messico ed è strettamente imparentato con il trique e il cuicatec. Le varietà mixteche sono parlate da oltre mezzo milione di persone.
Il gurbet romani è un dialetto del romani parlato nei Balcani occidentali, tra cui Serbia, Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro, Kosovo, Macedonia del Nord e Albania.
Il malayalam è una lingua dravidica parlata nello stato indiano del Kerala e nei territori uniti di Lakshadweep e Puducherry (distretto di Mahé) dal popolo malayali. Il malayalam è stato designata “lingua classica dell’India” nel 2013.
la lingua nasa yuwe è una delle 65 lingue native colombiane. Nel 2010 è stata approvata la Legge sulle lingue native il cui “oggetto è garantire il riconoscimento, la tutela e lo sviluppo dei diritti linguistici, individuali e collettivi dei gruppi etnici con una propria tradizione linguistica” e questa stessa legge, all’articolo 5 sul diritto all’uso delle lingue native ​​e spagnolo, afferma “I madrelingua avranno il diritto di comunicare tra loro nella loro lingua, senza restrizioni nella sfera pubblica o privata, su tutto il territorio nazionale, oralmente o per iscritto, in tutte le loro attività sociali, economiche , politico, culturale e religioso”.
La lingua kusunda è una lingua isolata parlata da poche decine di persone nella zona di Gaṇḍakī nel Nepal centrale. Per decenni si è pensato che fosse una lingua estinta, in quanto il numero di parlanti che conoscono bene la lingua si aggira intorno a poche unità di persone (si pensa siano soltanto 8).
Le lingue quechua, checiua o kichwa sono una famiglia di lingue native americane del Sud America. Fu la lingua ufficiale dell’impero inca, e nel 2016 è parlata in vari dialetti da circa 7,8 milioni di persone nella zona occidentale del Sud America, inclusa la Colombia meridionale (dipartimento di Nariño) e l’Ecuador, tutto il Perù e la Bolivia, la parte nord-occidentale dell’Argentina e quella settentrionale del Cile (provincia di El Loa). Oggi è la lingua nativa americana più estesa in tutto il mondo e la quarta lingua più estesa nel continente americano. È seguita dall’aymara e dal guaraní.
Seri è una lingua indigena americana parlata dal popolo Seri (comcaac), che vive sulla costa di Sonora, nel Messico nordoccidentale. La comunità linguistica Seri è piccola; non superava gli 800 individui nel 2000 (secondo il censimento ufficiale), e quindi è una lingua a rischio (nel 1950 si contavano meno di 250 membri del gruppo).
La lingua rohingya, o lingua ruáingga, è un dialetto della lingua chittagong bengalese parlata dai Rohingya dello stato Rakhine, in Myanmar.
Il hmong è parlato da diversi gruppi etnici asiatici che vivono principalmente nelle regioni montane della Cina del sud (in particolare nella provincia del Guizhou) e nelle regioni del sudest asiatico (Vietnam, Laos, Birmania e Thailandia del Nord).
Lo yoruba è una koinè dialettale dell’Africa occidentale. La lingua yoruba, appartenente alla famiglia delle lingue niger-kordofaniane, è quella del popolo Yoruba. È parlata principalmente nella Nigeria sud-occidentale e in parti del Benin e del Togo.
Il navajo o navaho (in navajo diné bizaad) è una lingua della famiglia na-dene del ramo athabaska, e appartiene al gruppo delle lingue apache. È parlata nel sud-ovest degli Stati Uniti, principalmente in Arizona e in Nuovo Messico dal popolo dei navajo. Il navajo conta più di 150.000 parlanti ed il suo uso sembra addirittura in ascesa. È la lingua indigena americana più importante a nord della linea di confine tra Stati Uniti e Messico ed è quella con maggiori possibilità di sopravvivenza tra quelle parlate dai nativi americani.
La lingua mari, conosciuta anche come lingua ceremissa, è una lingua finnica parlata in Russia, nella regione del Volga, e in Kazakistan.

Lingue minoritarie e RAI: un rapporto virtuoso

Qual è il rapporto tra la Rai e le lingue minoritarie? Come si è evoluto nel corso del tempo, e quali sono le prospettive future? Domande al centro del Convegno “Rai e limbas de minoria” (Rai e lingue minoritarie), organizzato da Rai Sardegna, nell’ambito della settimana dedicata al Babel Film Festival, il concorso cinematografico internazionale dedicato alla filmografia prodotta nelle lingue minoritarie.
Il convegno, in programma giovedì 5 ottobre al Teatro Massimo di Cagliari, preceduto dalle introduzioni di Andrea Biancareddu, Assessore alla Cultura della Regione Autonoma della Sardegna, di Antonello Zanda, Direttore Cineteca Sarda e direttore artistico Babel Film Festival, di Alessandro Zucca, direttore Coordinamento sedi regionali RAI e di Elin Jones, Presidente ELEN (European Language Equality Network”), sarà diviso in due parti, la prima di carattere istituzionale, dedicata proprio all’impegno della Rai nei confronti delle minoranze linguistiche del nostro Paese, la seconda più tecnica, dal titolo “Dove va la lingua sarda?”, con gli interventi, tra gli altri, di studiosi delle Università di Cagliari, Sassari e Siena. Al convegno, che si concluderà con un trailer del documentario “3 giorni per cambiare” di Stefano Fozzi, parteciperanno Guido Corso, responsabile Rai Friuli- Venezia Giulia, Severino Zampaglione, responsabile Rai Valle d’Aosta, Paolo Mazzucato, responsabile della sede Rai di Bolzano e Carmen Botti, responsabile Rai Sardegna.

Cunferèntzia aberta de sa limba sarda

a cura de sa Direzione Generale dei Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport Servizio Lingua e Cultura Sarda

Mèrcuris 04/10/2023
Passigiada coberta de su Bastione de Saint Remy


9:00 – 9:30: Retzida e registratzione de sos partecipantes
9:30 – 10:00: Saludos istitutzionales
Andrea BiancaredduAssessore de s’lstrutzione Pùblica de sa Regione Autònoma de Sardigna
Paolo TruzzuSìndigu de Casteddu
Davith HicksSegretàriu Generale ONG ELEN

10.00 -11. 45 lnterventos
Renato Serra, Diretore Generale de sos Benes Culturales, lnformatzione, lspetàculu e lsport: Is primos annos de atuatzione de sa LR 22/2018
Enrico Lobina, funtzionàriu de su Servìtziu Limba e Cultura sarda: ls limbas de Sardigna in is “media”: lmprentas
Cristiano Becciu, funtzionàriu de su Servìtziu Limba e Cultura sarda: Bardare sas limbas in sos ofitzios linguìsticos: resurtos, megioros, intentos
Ignazio Putzu, Diretore de su Dipartimentu de Lìteras, Limbas e Benes Culturales. UNICA: Sa certificatzione de sa limba sarda. Esperièntzias e isbetos pro su benidore
Sabrina Rasom, Diretora de s’lstitut cultural ladin: Colare sa lege 482/99. Criticidades e propostas
Vittorio Dell’Aquila, Diretore de su Forskningscentrum for Europeisk Flerspràkighet (FIEIF) – Centru de Chirca pro su Plurilinguismu Europeu e Docente de Scandinavìstica – Universidade de sos lstùdios de Milano: Certificatzione e comunicatzione. Acarende ainas de pianificatzione linguìstica

11.45 – 13.30 Workshop
– Ofitzios linguìsticos, una ventana aberta cara a sa comunidade
– Sa certificatzione linguìstica isperimentale sarda
– lmprentas, contare su mundu cun sas limbas de Sardigna

13:30 – 14:30: Màndigu

14.30-16.00 Torrada a sos traballos de sos Workshop

16.00 – 16:30: Relata a pitzu de sos Workshop
Cun su contivìgiu de sos “Ghiadores de sos traballos” chi ant sighidu sos workshop

16.30 -18:00: Mesa Tunda
Chistionant: Carmen Botti, Vittorio Dell’Aquila, Antonio Ignazio Garau, Michele Ladu, Paola Pilia, Immacolata Pinta, Sabrina Rasom.

18:00 -18:30 Congruida de sos traballos: Christian SolinasPresidente de sa Regione Autonoma de Sardigna
18:30 “Unu work-sciopinu gràtzias!”. Elio Turno Arthemalle ed Emanuele Contis

Ghiat s’Assessore Andrea Biancareddu – Coordinat sos traballos Maria Antonietta Piga

In s’interis de sos traballos de workshop s’ant a projetare sas produtziones IMPRENTAS e sos film in limba de minoria chi leant parte a su Babel Film Festival

A sas 20.00, a pustis de sa Cunferèntzia, in sa Terratza de su Bastione b’ant a èssere sa mùsica e sos ballos traditzionales “Tra Sardu e profanu”, ammaniadu dae s’Assòtziu Symponia cun Folk&Roll e Ballade Ballade Bois.

Sas partes in plenària de sa Cunferèntzia s’ant a trasmìtere in direta in RTS Radio Televisione Sarda, canale 79